Sassari, situata al centro della vasta regione a Nord-Ovest della Sardegna, è la seconda città dell’isola per numero di abitanti ed importanza. Circondata dal verde degli ulivi, sorge su una lunga piattaforma calcarea che scende dolcemente verso il mare, verso il Golfo dell’Asinara.
Sassari si presenta al turista come una città antica e allo stesso tempo moderna, costituita dal vecchio quartiere centrale, che si snoda intorno al Duomo di San Nicola, e dai nuovi quartieri costruiti a partire dal 1836, anno in cui la città cominciò ad espandersi al di fuori della cinta muraria che in quell’occasione venne in gran parte demolita.
La maggiore attrattiva di Sassari è il suo centro storico, con le sue vie strette e irregolari e le sue antiche e prestigiose strutture architettoniche: oltre al già citato Duomo di San Nicola, le chiese di Santa Maria di Betlem e San Pietro in Silki, la Fontana di Rosello, Piazza d’Italia e il palazzo Ducale. Oltre al centro storico, sono interessanti anche i dintorni di Sassari, che offrono luoghi di grande interesse archeologico e naturalistico.
Notevoli infine sono le sue tradizioni culturali. Le feste più interessanti sono la Faradda de li Candelieri, che viene celebrata ogni anno il 14 agosto, e la Cavalcata Sarda, rassegna di folklore isolano che si svolge ogni anno nel giorno dell’Ascensione, la terza domenica di maggio.
Sassari, nei primi anni del XIII secolo, era la città più popolata del Giudicato di Torres, e godeva di una certa libertà ed indipendenza grazie alla forte presenza delle repubbliche marinare di Pisa e Genova, che rifiutavano di sottomettersi alle leggi del Giudicato di Torres. Le due repubbliche marinare avevano iniziato da tempo ad esercitare la loro influenza sull’isola, dapprima economica e successivamente politica, al punto da arrivare a scontrarsi con l’autorità dei giudici. La forte presenza di Pisa e Genova contribuì alla formazione di un nuovo ceto borghese composto da commercianti ed artigiani, aperti ai nuovi traffici e insofferenti anch’essi per la legislazione del tempo, troppo arretrata e limitante: questa situazione portò ad una serie di conflitti, che giunsero al loro apice nel 1236 con l’uccisione dell’ultimo giudice di Torres, Barisone III, da parte degli stessi Sassaresi.
Dopo l’assassinio dell’ultimo Giudice di Torres, la città di Sassari, insieme a una buona parte della Provincia Turritana, passò nel 1274 sotto il dominio di Pisa. La crescente importanza di Sassari fu all’origine delle lunghe contese tra Pisa e Genova per il controllo della città, che si conclusero nel 1284 con la Battaglia della Meloria e la vittoria della flotta Genovese sui Pisani. Nel 1294 la città di Sassari divenne il primo e unico libero comune della Sardegna, confederato a Genova, e promulgò gli Statuti Sassaresi che rappresentavano l’organizzazione giuridica, politica ed amministrativa della città. Gli Statuti sassaresi, che ci sono noti in un testo sardo-logudorese del 1316, erano divisi in tre parti: la prima parte riguardava il diritto pubblico, la seconda il diritto civile e la terza il diritto criminale.
Nel 1323 la Sardegna venne concessa agli Aragonesi da Bonifacio VIII, che nel 1297 investì Giacomo II del titolo di re di Sardegna. A Sassari, dopo una prima fase nella quale si formò un gruppo filo-aragonese, fu subito chiaro che i nuovi alleati miravano ad un rigido controllo della città: nel 1325 si verificò quindi una prima ribellione, subito repressa dagli aragonesi, alla quale seguì un lungo periodo di rivolte che durarono fino al 1417, anno in cui re Alfonso V il Magnanimo promosse Sassari al rango di Città Regia, una città direttamente governata dal re e libera dal sistema feudale. Il dominio aragonese si consolidò soltanto a partire dal 1420, mentre veniva rafforzandosi sempre più quella cerchia di nobili provenienti dalla Spagna, che godevano di privilegi e traevano i loro proventi dai feudi che venivano loro concessi.
Nel 1479 la città di Sassari, insieme a tutta l’isola, passò sotto il dominio spagnolo. Tra la fine del XV e gli inizi del XVI secolo visse un periodo di crisi economica e sociale, caratterizzato dal declino del commercio marittimo, diventato pericoloso a causa dei pirati saraceni, dall’occupazione della città da parte delle truppe francesi, che tra la fine del 1527 e l’inizio del 1528 la occuparono e la saccheggiarono, e dalle due epidemie di peste, una delle quali, nel 1528, avrebbe provocato solo a Sassari, a detta di scrittori del tempo, non meno di 15 mila morti. Nella seconda metà del XVI secolo la città si risollevò dopo gli anni di crisi, e alla ritrovata prosperità economica si accompagnò una rinascita culturale, grazie all’introduzione della stampa e alla diffusione del pensiero umanistico. Nel 1562 venne fondata dai Gesuiti la prima università della Sardegna.
Agli inizi del ‘700, in seguito alle vicende della guerra di successione spagnola, Sassari conobbe per alcuni anni la dominazione austriaca e visse un nuovo periodo di tumulti e ribellioni, come nel caso del tentativo di ribellione contro l’imposizione dell’estanco, una nuova tassa sul tabacco, abbondantemente coltivato nelle campagne circostanti. Successivamente, dopo essere ritornata per un breve periodo agli spagnoli, la città di Sassari, con tutta la Sardegna, passò al Piemonte e ai Savoia in conseguenza del trattato di Londra del 1718.
I primi anni di dominazione piemontese furono caratterizzati da importanti innovazioni: sotto il regno di Vittorio Amedeo II (1720-1730) vi fu una riorganizzazione fiscale e venne confermata la legislazione preesistente e con essa gli Statuti Sassaresi; Carlo Emanuele III (1730-1773) incrementò il commercio marittimo grazie ai lavori di ripristino del porto di Torres e riorganizzò l’Università (1764). La spinta riformistica si attenuò però con Vittorio Amedeo III (1773-1796), il cui regno vide il ritorno ad un periodo di arretratezza che, insieme ad una grave carestia, portò la città alla ribellione nell’aprile del 1780, alla quale seguì il cosiddetto decennio rivoluzionario. Nel 1796 fece suo ingresso trionfale, inviato da Cagliari, l’Alternos Giovanni Maria Angioy, con al seguito migliaia di rivoluzionari, provenienti da ogni parte dell’isola. Ristabilito il controllo sulla Sardegna, i Savoia sedano con ferocia ogni forma di dissenso verso la loro politica. Le rivolte anti-piemontesi a Sassari continueranno sino alla metà dell’Ottocento.
Tra la fine del XVIII e tutto il XIX secolo, Sassari visse un periodo di rinascita culturale e urbanistica: l’Università venne riaperta, la città cominciò ad espandersi oltre il tracciato delle mura medievali, si avviò la costruzione di nuovi quartieri, vennero costruiti il nuovo ospedale, le carceri, il teatro civico, scuole e piazze, la rete ferroviaria e fognaria, l’illuminazione a olio, e più avanti, a gas, venne ristrutturato il vicino Porto di Torres e si attivarono i primi collegamenti navali di linea tra il porto sardo e Genova.
Alla fine dell’ 800 la città di Sassari visse una forte crescita economica e un continuo sviluppo. Protagonisti della scena politica sassarese furono, a partire dal 1891, tre giovani avvocati: Enrico Berlinguer, Pietro Moro e Pietro Satta Branca, i quali, sempre nel 1891, fondarono La Nuova Sardegna, che diviene ben presto il quotidiano più diffuso nell’isola.
Al termine della prima guerra mondiale, e col rientro dei reduci, anche Sassari partecipò al movimento rivendicazionistico degli ex combattenti. Passata indenne la seconda guerra mondiale dalla guerra, la città di Sassari dovette sopportare una grave e prolungata carenza di generi alimentari. Alla crisi del dopoguerra reagì con un lento ma costante sviluppo economico, che portò la città a divenire oggi il secondo centro cittadino della Sardegna per importanza.
Simbolo della città di Sassari, nonché motivo di orgoglio e vanto per i sassaresi, è la Fontana di Rosello. Eretta nel 1606 da artisti genovesi, la fontana è costituita da due parallelepipedi di marmo bianco e verde sormontati da due archi incrociati sui quali poggia una piccola statua equestre di San Gavino, protettore della città di Sassari. Ai quattro lati si trovano 8 bocche di leone (cantaros) dalle quali fuoriesce l’acqua, e sui quattro angoli si trovano altrettante statue che simboleggiano le stagioni. Sulla sommità dei due parallelepipedi sono presenti dieci torrette, simbolo della città di Sassari, su due delle quali sono scolpiti gli stemmi della casa aragonese.
All’ingresso del piazzale in cui sorge la fontana si trova la chiesa della Santissima Trinità, di fronte alla quale si snoda Corso Trinità: lungo il corso si possono ammirare le antiche mura merlate, che in certi tratti conservano ancora gli antichi stemmi medievali. Arrivando in piazza Sant’Antonio, dove sopravvive l’ultima torre completamente merlata, si trova la chiesa di Sant’Antonio Abate. A lato della chiesa si erge una particolare colonna decorata, realizzata nei primi anni ‘50 dal famoso scultore sassarese Eugenio Tavolara, che illustra gli avvenimenti più importanti della storia di Sassari. Nelle vicinanze si trova il convento delle Cappuccine, al cui interno si possono ammirare alcune delle più belle opere pittoriche della città, oltre ad un raffinato pulpito in legno del ‘600 alla destra dell’altare maggiore.
Nelle vicinanze del convento delle Cappuccine si trovano via Sant’Apollinare, dove sorge la chiesa omonima, e la vasta Piazza Mazzotti, dalla quale si entra nella piccola corte dove si affaccia la chiesa di San Giacomo. Dopo l’ingresso per San Giacomo la via s’inoltra nella piazza dove sorge la Cattedrale di San Nicola di Bari, che domina l’irregolare piazza del Duomo con la sua spettacolare facciata barocca.
Davanti al Duomo si trova la chiesa di San Michele, costruita nel XVIII secolo ed inizialmente dedicata a San Gavino. A lato della chiesa si intravede la struttura del Palazzo Arcivescovile, costruito nel 1200; da allora l’edificio ha subito diverse ristrutturazioni ed ampliamenti, tra i quali la ricostruzione completa del seminario (1747), il quale si affaccia proprio in piazza Duomo. Alle spalle della piazza si trova il Palazzo Ducale, attualmente sede del Municipio di Sassari, ultimato nel 1806, al cui interno si trova la stupenda collezione comunale di quadri, con pitture del XIX e del XX secolo.
Alle spalle del Municipio, la via Arcivescovado conduce in Piazza Università, dove si trovano i palazzi dell’Università di Sassari e i giardini pubblici, e proseguendo per via Torre Tonda si arriva in via Brigata Sassari, un vero paradiso per lo shopping. Alla fine della via si apre piazza Castello, nella quale si affaccia la chiesa del Rosario, dalla quale parte ogni anno la processione dei Candelieri.
Da piazza Castello si arriva in Piazza d’Italia, la piazza principale di Sassari, dominata dalla statua di Vittorio Emanuele II e dal neoclassico Palazzo della Provincia, che un tempo ospitava gli appartamenti reali dei Savoia, all’interno del quale è custodito un ciclo di affreschi sulla storia di Sassari, tra i quali quello riguardante la rivolta di Angioy ed il suo ingresso trionfale a Sassari. Da Piazza d’Italia parte la moderna via Roma, che insieme alla piazza costituisce il “salotto” dei sassaresi. Proseguendo per via Roma s’incontra il Museo Sanna, la più importante galleria archeologica del nord Sardegna.
Da piazza Castello si può ridiscendere il Corso Vittorio Emanuele, la strada principale del centro storico e meta tradizionale dello shopping per i sassaresi, dal quale si accede, attraverso via Battisti, nella piccola piazza Tola, attualmente conosciuta per via del mercatino d’abbigliamento che vi si svolge quotidianamente. In mezzo alle tende delle bancarelle s’intravede la statua di Pasquale Tola, storico e uomo politico sassarese, alle cui spalle si erge il palazzo d’Usini, un elegante edificio rinascimentale edificato nella seconda metà del ‘500.
Lasciando piazza Tola da via La Marmora, s’incontra sulla sinistra la chiesa di San Sisto, situata nel vicolo omonimo e, poco più avanti, la chiesa di San Donato, entrambe erette nella seconda metà del 1200 in stile gotico e successivamente ristrutturate nel XVII secolo. Via La Marmora è parallela a Via del Mercato, che conduce alla caratteristica piazza omonima: qui i sassaresi vengono per fare la spesa giornaliera, al mercato o nei vicoli circostanti.
Il duomo di Sassari
La Cattedrale di San Nicola di Bari domina la piazza del Duomo con la sua spettacolare facciata barocca. Dell’originario edificio romanico costruito nel XIII secolo resta soltanto la parte inferiore del campanile: tra la fine del Quattrocento ed i primi del Cinquecento la chiesa venne infatti trasformata con strutture gotico-aragonesi/modificata nello stile gotico catalano, e quindi dotata di nuova base a croce latina, di una navata con cappelle laterali e della cupola. Alla fine del Seicento, quando il vecchio fronte iniziò a presentare preoccupanti cedimenti strutturali, venne costruita l’attuale facciata in stile barocco, decorata con fregi, arabeschi e medaglioni e dotata di un portico rettangolare, alla cui sommità è ben visibile lo stemma del distretto di Torres. Vi sono poi tre nicchie che contengono le statue dei tre santi più venerati a Sassari: San Gavino, San Proto e San Gianuario. Ancora più in alto, infine, si trova la statua di San Nicola, patrono di Sassari.
L’interno è ad una navata, con volte a crociera e cappelle laterali, nelle quali si notano altari lignei settecenteschi, altari neoclassici ottocenteschi (in marmo) e numerose opere d’arte, tra le quali spicca il dipinto della Madonna con Bambino (detta Madonna del Bosco) di un anonimo artista sardo del Cinquecento che adorna il ricco altare maggiore, e il monumento funerario al Duca di Moriana, e ovviamente non poteva mancare il simulacro di San Nicola, posto alla destra dell’altare, ben riconoscibile dalla vivace doratura.
Altre opere preziose sono custodite nel museo del Duomo, come la Madonna dell’Umiltà di Van Loo, la Sacra Famiglia di Marotta, una Fuga in Egitto di scuola caravaggesca, e soprattutto uno stendardo processionale risalente alla fine del ‘400, della scuola di Antonello da Messina, l’opera pittorica più importante delle chiese sassaresi, che rappresenta la Veronica e (sul retro) la Madonna con Bambino.
Altre chiese di Sassari
- Chiesa di Sant’Antonio Abate (o Chiesa dei Servi di Maria) – La facciata barocca della chiesa, costruita ai primi anni del settecento su una preesistente struttura cinquecentesca, domina con le sue linee semplici la piazza alberata che si apre al termine del Corso Trinità. Ha un portale che reca ancora l’emblema della confraternita che la fece costruire, mentre l’interno conserva, oltre ad una serie di affreschi, uno dei più raffinati altari in legno della città, sormontato da un retablo in legno intagliato e dorato a più pannelli dipinti da un maestro genovese. A lato della chiesa si erge una particolare colonna illustrata, realizzata nei primi anni ‘50 dal famoso scultore sassarese Eugenio Tavolara, nella quale furono scolpiti gli avvenimenti più importanti della storia di Sassari.
- Santa Maria di Betlem – La chiesa, eretta dai Benedettini nel 1106 e successivamente ampliata dai frati francescani, sorge sulla piazza omonima all’ingresso nord-ovest della città. La parte più antica è la facciata, romanica nella parte inferiore, dove spicca il bel portale duecentesco ed una fila di archetti; più in alto si notano invece il timpano ed un rosone gotico. All’interno, pesantemente modificato nell’ottocento secondo lo stile barocco, si trovano le cappelle laterali, ognuna dedicata ad un diverso gremo (antiche corporazioni degli artigiani), a ricordo dell’antica funzione sociale della chiesa: ancora oggi, il 14 agosto, per la ‘Faradda’ dei Candelieri, la festa per eccellenza di Sassari, vengono portati qui in processione dalla chiesa del Rosario i ceri votivi donati dalle diverse corporazioni. Attraverso la sagrestia si raggiunge il chiostro che conserva una eccezionale raccolta di marmi medioevali con iscrizioni e stemmi, e la fontana del Brigliadore, anch’essa medioevale (unico esempio del genere in Sardegna), di bronzo e pietra granitica, con tre stemmi nella vasca.
- Chiesa di San Pietro in Silki – Una delle chiese romaniche più antiche di Sassari, porta il nome dell’antico borgo medievale nel quale venne eretta nel XII secolo. L’edificio ha subito profonde modifiche nel corso del XVII secolo, e dell’originaria struttura romanica rimane solo il campanile.
- Chiesa di Santa Caterina – Dalla facciata tardo-rinascimentale, eretta dai Gesuiti nel 1580. L’edificio ha una cupola a tamburo ottagonale che poggia su archi ogivali, simile a quella del Duomo, ed ospita nel suggestivo interno un gran numero di opere d’arte.
- Chiesa della Santissima Trinità – Ultimata nella prima metà del 1700 e gestita dalla confraternita della Santa Croce, all’interno della quale si trova uno stupendo crocifisso in legno del 1600.
- Chiesa di Sant’Apollinare – L’edificio originario fu innalzato intorno al 1278 ed è inclusa tra le chiese più vecchie della città, seppure abbia subito diverse ristrutturazioni, una delle quali dopo un incendio che ne distrusse l’interno. Tra le parti superstiti vi è il crocifisso del XIV secolo ed un’acquasantiera scolpita nella roccia calcarea.
- Chiesa di San Giacomo – costruita nel XIII secolo, con una facciata molto semplice conservatasi fino ai giorni nostri, nonostante i diversi restauri subiti dall’edificio.
- Chiesa di San Michele – costruita nel XVIII secolo ed inizialmente dedicata a San Gavino.
- Chiesa del Rosario – Il santuario fu eretto nel 1630 dai domenicani, ma la facciata attuale risale alla metà del ‘700; all’interno dell’edificio si trova l’altare maggiore, realizzato completamente in legno intarsiato e considerato unico nell’isola. Da questa chiesa, che si affaccia su piazza Castello, parte ogni anno la Faradda dei Candelieri.
Chiese e monumenti nei dintorni di Sassari
- Basilica della Santissima Trinità di Saccargia – Situata nel territorio del comune di Codrongianos, è la più famosa chiesa romanica della Sardegna. Fu completata nel 1116 sulle rovine di un monastero preesistente per volontà del Giudice di Torres Costantino I che donò la chiesa ai monaci Camaldolesi, che vi fondarono la loro abbazia. In seguito furono eseguiti lavori di ampliamento per mano di architetti e maestranze pisani, che realizzarono una nuova facciata e aggiunsero al convento l’abside e il campanile a fasce alternate in basalto scuro e pietra calcarea bianca. Il portico sulla facciata, unico esempio nelle chiese romaniche sarde, fu probabilmente aggiunto in seguito, quando la chiesa era già ultimata, ed è attribuito a maestranze lucchesi. La pianta della chiesa è a croce latina con una sola navata che termina in un transetto nel quale si affacciano 2 cappelle con volte a crociera. Nell’abside centrale si possono ammirare affreschi di influenza bizantina che costituiscono uno dei rari esempi pittorici della Sardegna del duecento. Del Monastero dei Camaldolesi adiacente alla chiesa oggi non rimangono che pochi ruderi.
- Nostra Signora di Tergu – La chiesa, costruita in stile romanico-pisano agli inizi del 1200, si trova poco distante da Castelsardo, sulla strada per Nulvi. La sua particolarità risiede nell’effetto dato dall’utilizzo di mattoni rossastri in trachite alternati a calcare di colore chiaro. Nei suoi pressi si trovano le rovine di un convento di benedettini.
Siti archeologici nei dintorni di Sassari
- Sito archeologico di Monte d’Accoddi – Tra Sassari e Porto Torres si trova questa monumentale costruzione megalitica, la cui architettura è unica nel bacino del mediterraneo. Il monumento, risalente al periodo della cultura di San Michele (III millennio a. C.), ha la particolare forma di una piramide a gradoni. Svolgeva la funzione di edificio sacro: vi si svolgevano riti religiosi collettivi ai quali partecipavano tutte le popolazioni della zona, e che culminavano probabilmente con sacrifici di animali sulla sommità della costruzione.
- Struttura megalitica di Monte Baranta – Una possente fortificazione presso Olmedo e Monte Ossoni, poco distante dalla roccia dell’elefante di Castelsardo.
- Tomba di Oridda a Sennori – Rappreresenta il momento di passaggio tra i dolmen, esistenti fino alla cultura di Bonnanaro, e le tombe dei giganti, il maggiore monumento funerario dei nuragici; la costruzione è infatti costituita da massi megalitici (caratteristica tipica dei dolmen) ed il masso che la chiude frontalmente è scolpito come l’esedra frontale delle tombe dei giganti.
Siti di interesse naturalistico nei dintorni di Sassari
- La zona dell’Argentiera – Da Palmadula, si scende con una strada panoramica che sfiora la bella spiaggia di Porto Palmas, sino al suggestivo borgo dell’Argentiera, al centro della costa omonima. Si risale, per scendere alla splendida Cala dell’Argentiera o Cala Onanu, dove sorge l’antico centro minerario: nella valletta dietro la spiaggia si trova una grande costruzione in muratura e legno della laveria, uno dei monumenti di archeologia mineraria più importanti d’Italia.
- Martis e la foresta pietrificata – Nel comune di Martis, località Carrucana, si trova un Parco Paleobotanico che ha l’obiettivo di tutelare i resti di quella che un tempo fu una rigogliosa foresta, che occupa ben 100 chilometri quadrati di territorio, che per un fenomeno naturale di sostituzione della lignina con il silicio, è divenuta pietra. I reperti disposti lungo l’argine del Riu Altana, hanno notevoli dimensioni; alcuni presentano fori al centro, altri invece completamente sono mineralizzati: tutte le parti lignee si sono trasformate in roccia assumendo la fisionomia di vere e proprie sculture naturali.
- Museo Archeologico ed Etnografico G. A. Sanna – Il museo, costruito nel 1932 per conservare i reperti archeologici raccolti dal senatore Giovanni Antonio Sanna, comprende una Sezione Archeologica, una Pinacoteca e un sezione Etnografica. La Sezione Archeologica, la più significativa del museo, custodisce numerosi reperti che permettono di ripercorre la storia dell’isola attraverso i diversi periodi della civiltà sarda: partendo dalla preistoria, si passa per le culture prenuragiche e nuragiche, fino ad arrivare al periodo fenicio-punico, al periodo romano e al medioevo. Sono esposti ceramiche, utensili in pietra, statuette in pietra del periodo prenuragico e piccole sculture bronzee del periodo nuragico; molto interessanti le ricostruzioni delle capanne dei villaggi nuragici, delle domus de janas e delle tombe dei giganti. E poi monili, balsamari in pasta vitrea policroma e maschere in terracotta del periodo fenicio-punico, seguiti dai mosaici pavimentali provenienti dalle ville romane di Alghero e Sorso. Un’ampia sala è infine dedicata al periodo medioevale. La Pinacoteca conserva pregevoli opere di artisti sardi dal ‘300 al ‘900, tra cui il Maestro di Ozieri, Marghinotti e Biasi, Ballero, Delitala, Dessy e qualche pittore fiammingo. Di particolare interesse il San Sebastiano del Maestro di Ozieri e il trittico quattrocentesco di Bartolomeo Vivarini. Nella sezione etnografica si possono ammirare gli oggetti della vita quotidiana di un tempo, gli attrezzi relativi all’attività artigianale e agli antichi mestieri dell’area sassarese, oltre ai costumi tradizionali, ai gioielli, agli strumenti musicali e agli oggetti folcloristici provenienti dalle diverse località della Sardegna.
- Museo Diocesano del Tesoro del Duomo di Sassari – Allestito in un edificio attiguo al transetto del Duomo, il Museo Diocesano raccoglie argenteria, paramenti e arredi sacri, messali preziosi e dipinti di grande pregio appartenenti alla Cattedrale. I materiali esposti sono piuttosto eterogenei, ma tutti documentano la devozione dei sassaresi, a partire dal famoso stendardo processionale, dipinto su entrambi i lati, fino ai cosiddetti Ori dell’Assunta, gioielli che ornavano il simulacro della Madonna. Tra i dipinti si segnalano la Madonna dell’Unità, opera di Charles Van Loo, e la Fuga in Egitto dell’Orbetto, allievo di Caravaggio.
- Museo Etnografico “Francesco Bande” – Questo piccolo ma interessante museo è intitolato a Francesco Bande, fisarmonicista e organettista di fama internazionale che nella sua carriera ha promosso e diffuso le tradizioni popolari sarde. Nel Museo sono esposti costumi di scena e più caratteristici costumi tradizionali sardi, provenienti soprattutto da Bultei, paese di origine di Francesco Bande; si possono ammirare bellissimi giubbetti ricamati, busti, merletti, scialli e fazzoletti usati dalle donne per coprirsi il capo. In un’altra ala del Museo sono esposti gli strumenti musicali appartenuti al Maestro.
- Museo della Brigata Sassari – Il museo, situato presso la Caserma La Marmora in Piazza Castello, è dedicato alla Brigata Sassari, unità tattica reclutata su base regionale ed esempio unico per compattezza e valore militare durante le operazioni della I guerra mondiale. Conserva cimeli, fotografie, documenti, mappe, residuati bellici, uniformi, nonché la ricostruzione su scala naturale una trincea, con reticolato e sacchi di sabbia.
- Padiglione dell’Artigianato “Eugenio Tavolara” – Affacciato sui giardini pubblici dell’Emiciclo Garibaldi, un moderno edificio ospita il Padiglione dell’Artiginato che espone i pezzi migliori delle varie cooperative artigiane sparse in tutta la sardegna, rappresentate dall’istituto regionale I.S.O.L.A. Nelle sale sono esposti oggetti preziosi come collane, orecchini e braccialetti in filigrana, gioielli in corallo eseguiti secondo gli antichi disegni tradizionali, vasi e terracotte antiche riprodotte secondo le tecniche in uso all’epoca. E poi tappeti dai caratteristici disegni geometrici, merletti tessuti al tombolo, cesti in palma nana e pentole in terracotta.
La Faradda di li candareri a Sassari – La discesa dei Candelieri
Il 14 agosto, alla vigilia dell’Assunzione della Maria Vergine, a Sassari è Festha Manna, ovvero Festa Grande: la città è attraversata dalla Faradda di li candareri, una delle manifestazioni più sentite dell’isola.
La Faradda (letteralmente “discesa”) dei Candelieri nasce nel medioevo, quando i dominatori Pisani incoraggiarono la formazione dei Gremi, corporazioni di Arti e Mestieri, introducendo poi l’uso della processione alla vigilia dell’Assunta e dell’offerta alla Vergine di grossi ceri votivi. La festa crebbe di importanza nel 1500, in seguito ad una grande pestilenza che terminò proprio il 14 agosto: le corporazioni allora crearono i monumentali ceri, che vennero portati a Santa Maria di Betlem per fare un voto alla Madonna. Da allora il voto viene rinnovato ogni anno, in una festa ancora oggi molto sentita dalla popolazione sassarese che si riversa fino a tarda notte per le vie del centro storico invase da musica, canti e dal rimbombo dei tamburi.
Otto candelieri, che rappresentano le antiche Corporazioni cittadine (carpentieri, sarti, muratori, calzolai, fabbri, mercanti, sellai, fattori e pastori), vengono portati a spalla in una processione che si snoda per le vie del centro. L’esibizione è guidata da lu cabu carriagiu, il capo dei portatori, il quale coordina le giravolte e i movimenti di ogni Candeliere. Poiché i Candelieri non pesano meno di 400 kg, l’abilità di coloro che li trasportano non viene valutata solo nella forza fisica, ma anche nell’abilità nel sorreggerli, perché il corteo si snoda a passo di danza, accompagnato dal suono dei flauti e dal ritmo dei tamburi.
Ogni Candeliere, o Culumna Incoronada, è dotato alla base, sulla quale sono dipinte le insegne della corporazione e le effigie del Santo Patrono del Gremio, di supporti per il trasporto a braccia. La parte superiore, dorata e in stile gotico, è adornata da numerose bandierine e nastri di seta colorati, chiamati bola bola, tanti quanti sono i soci della corporazione: ogni socio, tenendo il nastro, si lega al cero, simbolo del Gremio.
I gremi porgono il saluto alle autorità, ricevendo il tradizionale augurio a zent’anni (a cento anni) da parte del Sindaco.
La processione, colorita e vivace, ha solenne inizio con la benedizione dei ceri presso la Chiesa del Rosario, che si affaccia su Piazza Castello, e continua lungo la Via Turritana e le altre vie del centro, e termina con l’ingresso dei Candelieri nella Chiesa di Santa Maria di Bethlem, accompagnato da un fragoroso rullo di tamburi, dove i membri delle corporazioni baciano i piedi della Vergine Dormiente. Prima di entrare nella Chiesa, è solito per i sassaresi, “esplodere” un generoso applauso nei confronti del Sindaco, se ha fatto bene durante il suo mandato, oppure fischiare l’autorità sassarese se questa non dovesse aver svolto bene il suo compito da primo cittadino.
Oltre la parata dei Candelieri, si svolge la parata dei Candalereddi trasportati dai bambini, il cui trasporto, come per i Candelieri maggiori, è considerato un onore concesso soltanto ai cittadini di Sassari.
La Cavalcata Sarda a Sassari
Dal 1711, la città è teatro anche della Cavalcata Sarda, una festa che attrae ogni anno migliaia di spettatori provenienti da tutte le parti del mondo, che dal 1951 è organizzata con cadenza annuale nella domenica dell’Ascensione, la terza domenica di maggio.
La manifestazione, a carattere laico, consiste in una grandiosa sfilata di più di 50 gruppi folkloristici provenienti dalle varie regioni della Sardegna nei loro costumi tradizionali (complessivamente circa 3.000 persone), accompagnati da numerosi cavalieri in rappresentanza di altrettanti comuni. Da diversi anni, la sfilata dei gruppi folcloristici è stata affiancata dalle pariglie che si tengono all’ippodromo locale nel pomeriggio, dove i più bravi cavallerizzi sardi si sfidano in spettacolari acrobazie a cavallo, dai balli e dalle canzoni nelle varie piazze che intrattengono i turisti e visitatori sino a tarda sera.
Le radici della manifestazione sono da ricercare nella parata organizzata in onore della visita in Sardegna di Umberto I e della regina Margherita di Savoia, avvenuta nel 1899.
Tra i primi piatti troviamo la mineshtra ‘e fasgioru (o mineshtra ‘e patatu), una zuppa preparata con fagioli, patate, lardo, finocchietto selvatico e pomodori secchi, e i giggioni, gnocchi conditi con sugo di salsiccia.
Tra i secondi piatti, principalmente a base di carne, si può gustare la tradizionale cordula, interiora di agnello avvolte nell’intestino e cotte con piselli, cipolle e salsa di pomodoro, anche se il piatto tipico più conosciuto è lo ziminu, interiora di vitello cotte in graticola sulla brace; in alcune varianti queste sono lasciate marinare alcune ore prima della cottura.
Altri piatti caratteristici di carne sono i pedi d’agnoni, ovvero i piedini dell’agnello cotti con aglio e prezzemolo o in salsa di pomodoro con abbondante aglio e aceto, e la trippa cotta nel sugo di pomodoro, condita con abbondante pecorino grattugiato.
Non essendo un centro costiero, Sassari non ha una grande tradizione nella preparazione di piatti a base di pesce; fa eccezione l’anguilla, che vive nei corsi d’acqua dolce, cotta sulla brace dopo essere stata marinata, o più semplicemente condita con un filo d’olio a fine cottura. Alla brace vengono preparate anche le sardine.
La favata è una zuppa molto densa a base di fave secche, cavolo, finocchio, insaporita da carne di maiale, tradizionalmente preparata nel periodo di carnevale o consumata in occasioni conviviali; una sua variante è la minestra di cavoli, nella quale vengono messe le patate al posto delle fave. Le fave possono anche essere cucinate a ribisari, cioè lessate e soffritte con aglio e prezzemolo. Oltre alle fave, anche i carciofi rivestono un ruolo importante nella cucina sassarese: preparati tradizionalmente con le patate (ischazzofa e patatu) o consumati crudi, bagnandoli nel pinzimonio (intingolo di olio, sale e pepe), oppure cotti al tegame con aglio e prezzemolo, o infine come condimento dell’agnello.
Ma la vera specialità della cucina sassarese sono le lumache, preparate in modo diverso a seconda del tipo e della grandezza: le lumachine (ciogga minudda) vengono lessate con le patate; le lumache (ciogga grossa) vengono preparate con un sugo piccante o con aglio, prezzemolo e pane grattugiato; i lumaconi (coccoi) vengono serviti ripieni di un impasto di formaggio, uova, prezzemolo saporitta e pangrattato; infine, le monzette, riconoscibili per il guscio verdastro, vengono cotte in padella con olio d’oliva, aglio, prezzemolo e pangrattato, oppure al forno.
Piatto tipico “adottato” è la fainé genovese, ottenuta da un impasto molto semplice di farina di ceci, olio, acqua e sale (spesso arricchita da più ingredienti a piacere come le cipolle o le salsicce), cotta in teglia ad alta temperatura e servita già tagliata, spesso con pepe nero tritato. Viene preparata in alcuni locali tipici (dove è l’unico piatto servito) ma anche in molte pizzerie e paninoteche.
Tra i dolci, oltre a quelli tipici della Sardegna settentrionale (papassini, tiricche e seadas), sono proprie della città li frisgiori longhi (le frittelle lunghe), lunghi cordoni di pasta fritta insaporita da anice e scorza d’arancia, preparate principalmente durante il periodo carnevalesco.